Si dice che i gatti abbiano nove vite, ma è più probabile che, come ogni essere vivente sulla Terra, ne abbiano una sola a cui sono tenacemente attaccati. Per questo si sono attrezzati: agilissimi, con riflessi fulminei, atterrano sui loro polpastrelli anche da altezze proibitive per le ossa umane. Così riescono a trovare una via di fuga anche nelle situazioni più disperate.
Inoltre, i gatti riescono a sopravvivere e a riprodursi anche senza i “sussidi” che spesso vengono elargiti agli altri animali da compagnia, grazie alla loro abilità nel procurarsi il cibo, trovare riparo e proteggersi.
Da questa premessa sembrerebbe che la diceria delle nove vite debba essere presa solo in senso metaforico.
Eppure, c'è chi è pronto a giurare che il proprio gatto, morto accertato, un bel giorno si sia ripresentato sull'uscio di casa con la sfrontatezza di chi, consapevolmente, provoca forti emozioni.
Se dovesse capitarvi di avere un gatto redivivo e nero, il consiglio che vi do è di controllare se presenta una macchia bianca sul petto che prima non aveva. Se la verifica risultasse positiva, non è vostro e si chiama Plutone, quello nella foto.
Comunque, i gatti neri mi hanno sempre affascinato, tanto da dedicare loro, due mesi fa, la riflessione numero 18, riportata di seguito.
Il gatto nero
Oggi si celebra la giornata del gatto nero, che rimane purtroppo il meno adottato in Europa. Mi figuro allora degni e raziocinanti rappresentanti della razza umana, a bordo delle loro vetture eco, frutto di miliardi di calcoli infarciti di numeri complessi, parcheggiare di fronte a un gattile, fermamente intenzionati a soddisfare le aspettative dei propri cuccioli, ma senza esporre le fortune terrene tanto faticosamente accumulate. E poi per cosa? Per il temerario cruccio new age di possedere un piccolo felino neretto, nericcio o nerognolo, che poco si abbina allo stile Shabby Chic. Senza contare che la bestiola potrebbe arrecare gravi danni soprannaturali ai vicini di casa attraversando ripetutamente i loro cortili.