1. Come il salmone 2. Ooops! 3. Le scarpette hi-tech 4. Equivoci contemporanei 5. I saccenti 6. Medaglie di legno 7. La festività del Nulla 8. Gli aggiornamenti elettronici del Libro dell'Apocalisse 9. Dubbi ne ho 10. La maieutica del vulcaniano 11. Un piacevole vasetto di miele 12. Povere sfere 13. Caos comune mezzo gaudio 14. La fontana senza volti 15. Il piromane super beffardo 16. Boom di serpenti 17. Sistemi in via di degradazione 18. Il gatto nero 19. Alain Delon è ancora vivo? 20. Per sempre con i cani 21. Eventi imprevedibili 22. I robot sottomessi 23. Lady Gaga e Bruno Mars incantano 24. Definizioni mancate 25. Il mio nemico drone 26. Errore di valutazione 27. Ringraziamenti 28. Cari cetrioli, vi scrivo 29. Boom di detective 30. Gli UFO trascurati 31. Il grande salto delle rane 32. La malattia artificiale 33. Homo consumens 34. Lacune informatiche 35. Sei troppo! 36. Un pioniere disilluso 37. Passi secchi e decisi 38. La seconda vita di Federico Faggin 39. C'è urlo e urlo 40. Addio settembre 41. Dimentica! 42. Pioggia di escrementi 43. L'insegnamento di Apocalypto 44. Uccelloni scrocconi 45. Un lampione imprevisto 46. Avvistato grosso squalo 47. Alberelli poco virtuali 48. Una certa idea 49. Cogli la prima fragola 50. Collezionismo estremo o fatalità? 51. Roger il toro 52. La gobba eterna 53. Il Re dei cubi 54. Il peso del mattone 55. Quasi se stessi 56. Mondo di carta 57. I wormhole della scrittura 58. Pensa al tarassaco che ti passa 59. Signor Freud, buonasera 60. Quel che resta a noi 1. Come il salmoneCi sono letture fanciullesche che modificano per sempre i parametri della nostra rete neurale. Per questo motivo, a distanza di molti anni, ricordo ancora la frase che mi è particolarmente cara: “il salmone compie migliaia di chilometri controcorrente, sfidando anche le rapide, per dar vita alle nuove generazioni di avannotti”. È quel procedere impavido ed estenuante controcorrente che dovrebbe farci riflettere, soprattutto oggi che è diffuso il comportamento opposto di seguire comodamente la corrente a infittire i grandi banchi come fanno le aringhe. Non si scorge il nesso di questa premessa con i miei soliti post? Considerate il proliferare di articoli online su un presunto rincretinimento di ChatGPT, bene: io sfido la corrente affermando che invece le sue risposte ora sono più attendibili. Chi paventa un possibile declino delle “facoltà cognitive” del chatbot, seminando il panico tra gli abbonati, come minimo dovrebbe fornire uno straccio di prova a supporto di quello che dice. Invece nisba: esempi generici, un bla bla bla privo di fatti ma infarcito di opinioni. Non vorrei che si cavalchi ancora una volta la strada del click verso il confezionamento di notizie unicamente per suscitare scalpore.2. Ooops!Starebbero per dimostrare che i computer quantistici condividono le informazioni con un numero enorme di versioni di se stessi in tutto il multiverso, per questo possono ottenere risposte più rapidamente nel nostro universo. L'establishment divulgherà gli esiti della ricerca anche a noi comuni mortali? Ritengo di no, perché sarebbe anche la conferma indiretta dell'esistenza dei multimodi, con tutte le implicazioni di carattere morale e religioso. 3. Le scarpette hi-techVengo a sapere solo ora che le mie nuove scarpette... conforteranno, nei brevi periodi di corsa, i miei piedi con ben due miracolosi ritrovati del massimo comfort: .., ben nascosti nell'intersuola, e una speciale sostanza gelatinosa dall'insolito nome di Gel. Come se non bastasse, vantano un drop di ben 10 mm a difesa dei talloni di un tallonatore incallito e pesano solo 300 gr, un'inezia. Solo una specifica adombra l'affare del 30% di sconto: l'impronta dichiarata neutra. Ma come? L'impronta del piede è qualcosa che va oltre le scienze motorie: è quasi un dato biometrico, può essere fossile da più di 350.000 anni in un paese dal nome fiabesco oppure lasciata effimera sulle strade di Roma da un campione olimpionico. Il solo pensiero di averla, per ipotesi, neutra un po' mi rattrista. 4. Equivoci contemporaneiNel terzo episodio “Vacanze intelligenti” del trittico “Dove vai in vacanza?” del 1978 con Alberto Sordi (Remo), Augusta (Anna Longhi), sua corpulenta moglie nella finzione cinematografica, si spaparazza su una sedia all’ombra di una palma e subito diventa l’opera d’arte della Biennale più ammirata per il suo realismo. Vi riporto un fatterello, di questi giorni, ad hoc per chi dovesse ancora nutrire dubbi sulla verosimiglianza dell’esilarante scena che vede protagonista la simpatica coppia di fruttaroli romani. Museo Guggenheim di New York, una scarpa Converse viene lasciata accidentalmente in un'area espositiva e un nutrito gruppo di visitatori la scambia per un'opera d'arte contemporanea. La osserva con attenzione, scattando foto e analizzandola come se fosse il pezzo forte della mostra. Questa la diretta, scarnificata, dell’imprevisto cameo che si è concluso con la pronta rimozione, da parte del personale della mostra, dell’oggetto alieno. Così, gaffe rimediata? Si fa per dire! A volte il contesto può influenzare la percezione, non solo artistica. 5. I saccentiI saccenti si affrontano su posizioni in cui, non sapendo come rispondere o difendersi, finiscono per dire qualcosa di assurdo o di autocontraddittorio. Così pensano di aver vinto il dibattito perché l'interlocutore, ma è più giusto chiamarlo avversario, non riesce più a seguire il filo logico del discorso. In realtà hanno perso nel peggiore dei modi, ma la prova di ciò non gli verrà mai fornita. Il post mi è stato suggerito dalla risposta di un commesso in merito all'attivazione di un abbonamento. Resosi conto che le sue spiegazioni portavano a una conclusione assurda, questi ha cominciato a farneticare di stratosferici codici numerici in euro (?!) (forse un raro caso di codifica detta venale), nel tentativo bislacco di dimostrare l'assoluta correttezza del suo ragionamento. Al che sono rimasto così basito da non chiedergli più nulla. Dopo questa vicenda, credo di poter suggerire ai logici una nuova fallacia argomentativa: ricorso all'assurdo o alla risposta in extremis. 6. Medaglie di legnoLeggo ora che l'Italia alle Olimpiadi 2024 si mantiene prima nella classifica delle medaglie di legno. Traduco per quelli che non sanno collocare il non metallico elemento: nessuno può vantare una collezione così ricca di quarti posti come noi. I soliti detrattori dell'italica gens, comprensiva di oriundi, staranno pensando, sprofondati nelle loro soffici poltrone, che forse i nostri atleti hanno sposato la filosofia del “ci siamo quasi” con tale passione da farne una nuova specialità. Per vincere l'invisibile trofeo però non si può contare solo sulle proprie forze ma ci vuole anche un magico tocco di sana jattura. Magari non torneremo con tantissimi ori, argenti e bronzi, ma possiamo sicuramente rivendicare il titolo di professionisti del “quasi”. I tempi sono ormai maturi per chiedere al CIO di istituire la medaglia di legno per celebrare il nostro ineguagliabile talento nel trasformare la sfortuna in una costante olimpica! 7. La festività del NullaFra tutti i deliqui prevedibili dell'Ellissoide, il Ferragosto è quello che annualmente viene subìto con maggiore rassegnazione. Fatalità tanto inutile da essere addirittura necessaria. Inutile perché nella festività del Nulla si viene colpiti dal raptus della fuga verso luoghi di villeggiatura così gremiti da vanificare ogni velleità di relax; necessaria se si vuole confermare o migliorare l'altrui percezione del nostro stato sociale. Annus mirabilis ed ecco che spuntano su WhatsApp e Facebook scatti di acque cristalline dal colore verde smeraldo e sabbie raffinatissime doppio zero, altrimenti solo qualche incerta rappresentazione di un'anonima vetta o di qualche dimenticato monumento, meglio se non facilmente individuabili in modo che i follower non possano risalire alla distanza percorsa per celebrare questa festa totalitaria. Qualche anno fa, in un post trovai la foto motion blur scattata dall'abitacolo di una macchina, in cui, all'interno della cornice del finestrino, si intravedeva l'insegna di un supermercato. Se mai un giorno dovessero istituire l'oscar del Ferragosto, questo improbabile villeggiante vi parteciperebbe con almeno una nomination. 8. Gli aggiornamenti elettronici del Libro dell'ApocalisseDa un po' di giorni si fanno spazio prepotentemente nei vari news aggregator riassunti e analisi del testo, alla stregua dei compitini didattici, su presunti dossier dei servizi segreti di mezza Europa che propongono aggiornamenti elettronici del Libro dell'Apocalisse. L'offerta di per sé è assai ghiotta visto che li aspettavamo da quasi 2.000 anni ma insinua dubbi legittimi sulla capacità di mantenere il riserbo delle varie sovranità nazionali. È sufficiente un click per venire aggiornati sui piani segreti d'invasione di uno dei quattro terrificanti Cavalieri (il colore del suo cavallo non viene menzionato). Così siamo costretti a sopportare, oltre al caldo infernale di questi giorni, le soffiate su imminenti attacchi nucleari, per fortuna, si fa per dire, solo tattici. Mi sovviene il sospetto che la maschera di Pulcinella sia diventata parte integrante dei corsi di perfezionamento di taluni degli esperti della riservatezza. 9. Dubbi ne hoVi viene il dubbio che l'ossessione per i record e le prestazioni sempre migliori non sia altro che un'espressione del culto della quantità e dell'efficienza, che svuota lo sport del suo significato più autentico di solo piacere? Vi viene il dubbio che le Olimpiadi siano diventate un teatro in cui si celebrano la forza e la resistenza umana in modo quasi meccanico, perdendo di vista la dimensione umana e poetica del gioco e del corpo? Vi viene il dubbio che alcune discipline siano diventate così tecniche da richiedere fasi di allenamento brutalizzanti in cui il fisico deve corrispondere a parametri antropometrici degni di una razza aliena? Vi viene il dubbio che alcuni atleti siano stati trasformati in artisti circensi chiamati periodicamente a mitigare planetarie preoccupazioni esistenziali? Vi viene il dubbio che alcune espressioni facciali ataviche, garantiscono i mimici unicamente di esultanza e di gioia, comunque educatamente spaventevoli, siano il climax liberatorio da un innaturale condizionamento o addomesticamento? Vi viene il dubbio, che gli apprezzamenti e le critiche sui fatti e fatterelli olimpici siano sempre eccessivi e abbiano un leggero sapore soporifero per le nazioni? 10. La maieutica del vulcaniano«Scusi, permette? Lei, egregio signore di che specie è?» «Beh, sono un homo sapiens sapiens e lo posso anche dimostrare!» «Lei può dimostrare di essere più sapiens dei sapiens?» «Certo che sì! Sono un uomo di cultura e conosco i nomi di tutti i fiori spontanei.» «Li ricorda tutti, a memoria come dite voi umani?» «Eccome! Beh, ora che ci penso devo confidarle un piccolo segreto: ogni tanto, quando sono a cena con gli amici, dirotto abilmente la conversazione sulle passeggiate nei campi o nei boschi, tanto per fare un po' di ripasso. E poi...» «E poi cosa?» «Ho preso l'attestato di comprovate conoscenze floreali.» «E quanto dura?» «Che domande! È per sempre.» «Anche quando comincerà a non ricordare qualche fiore?» «Beh, credo di sì.» «Solo un'altra domanda egregio esperto floreale. Da cosa le è venuta la passione per i fiorellini di campo?» «Qualche anno fa mi ha colpito il titolo di una pagina web: “L'uomo dal fiore in bocca”.» «Che strano, io ho sentito parlare di un atto unico di un certo Luigi Pirandello, tratto dalla sua novella “La morte addosso” che si intitola proprio così. Poi, siccome noi vulcaniani siamo noti per l'innata curiosità, mi sono letto l'intera novella e non c'è riferimento alcuno al mondo botanico, eccetto che ai cespugli, ai loro fili d'erba e alle albicocche.» 11. Un piacevole vasetto di mieleSicuramente i più conosceranno il significato del termine honeymoon, anche per averlo vissuto, decisamente di meno saranno quelli che sanno spiegare un honeypot. L'honeypot è un sistema o una risorsa di rete deliberatamente vulnerabile, progettata per apparire come un bersaglio attraente per gli hacker. A differenza dei sistemi di produzione, un honeypot non ha un valore intrinseco legato ai dati che ospita, ma serve unicamente ad attrarre l'intrusore, a tracciare le sue attività ed eventualmente individuarlo. Sembrerebbe roba da esperti informatici e invece si applica anche alle relazioni interpersonali: ci si finge persona semplice per smascherare le vere intenzioni dell'altro. Il tenente Colombo non vi ricorda nulla? 12. Povere sfereChe fine hanno fatto le sfere intelligenti? Si sono definitivamente spente, hanno abbandonato il nostro pianeta giudicato privo di degni interlocutori o, più prosaicamente, vengono ignorate perché l'intelligenza è come un gorgo che attrae e da cui subito ci si allontana per timore (l'analogia è di Baricco). Sono rimasto che dovevano organizzare agli inizi degli anni '80, all'epoca ero ancora fresco di liceo, un flash mob ante litteram a Hessdalen in Norvegia. E poi? Lì sono attecchite, almeno a detta di Wikipedia che le giudica ricorrenti, ma da molto tempo passano del tutto inosservate. Ora mi chiedo il motivo di questa distrazione di massa. Hanno scoperto la loro vera essenza e la spiegazione è talmente triviale da zittire tutte le speculazioni che le volevano extraterrestri o di un'altra dimensione? Sono diventate confidenti degli hessdalinger che le considerano ormai alla pari degli animali d'affezione e se le tengono sul tappeto di casa? La mia teoria è che si prestino, per quattro soldi, a giochi di luce in occasione dei festeggiamenti patronali e di qualche sagra delle pappardelle al cinghiale. 13. Caos comune mezzo gaudioSfruttando il caos generato dal blocco di CrowdStrike, gli hacker sono riusciti a eludere le misure di difesa ottenendo l'accesso ai dati sensibili delle organizzazioni colpite. In termini tecnici, hanno sfruttato la finestra di vulnerabilità dovuta al crash di Windows. In alcuni casi hanno utilizzato tecniche di social engineering per ottenere credenziali impiegando vulnerabilità note per elevare i privilegi e mantenere il controllo sui sistemi compromessi. La persistenza è stata ottenuta anche attraverso il reindirizzamento delle vittime verso siti di phishing ben costruiti che offrivano soluzioni tecniche al ripristino degli endpoint e l'uso di notifiche push di MFA (autenticazione multi-fattore) per stancare le vittime e ottenere i codici necessari per l'accesso. 14. La fontana senza voltiNon mi è dato di sapere il nome di questa fontana e già questo non è un buon segno; forse i locali lo conoscono, oppure no e questo sarebbe il motivo del suo oblio. Nel mio blog, fino a prova contraria, diventerà “la fontana senza volti”. Quello che dovrebbe risultare naturale per creare l'interesse intorno alle cose è darci un nome ufficiale e condividerlo. Suggerisco, quindi, di destinare un rigagnolo di denaro pubblico all'acquisto di tre bei mascheroni, magari di bronzo (si potrebbero anche commissionare di ferro a qualche artista locale), magari raffiguranti teste d'orso: a Pescasseroli, una delle principali attrazioni è la fontana di San Rocco, anche nota come “Fontana degli Orsi”, diventata un punto di riferimento importante per la comunità locale e i turisti. Suggerisco anche di istallare accanto alla fontana un sistema di videosorveglianza come deterrente per i collezionisti di mascheroni. 15. Il piromane super beffardoE ora mi raccomando, tiriamo fuori dal cilindro l'ingegnosa spiegazione del fantomatico piromane che oggi è andato in giro indisturbato a soddisfare i suoi impulsi repressi da un lungo anno avaro di fiamme. Nemmeno il mostro di Lock Ness è così beffardo facendosi fotografare più di una volta mentre faceva il bagnetto nel suo lago prediletto. Del piromane, invece, da anni, nemmeno una foto scattata con super zoom ×60 e oltre che lo immortali nell'atto di seminare inneschi radiocomandati o telepatici (vista l'enorme richiesta si sono evoluti anche mentalmente) come fossero mine anticarro. Che destino crudele è stato riservato a questo signore di mezz'età avanzata (deduzione ovvia visto il suo decennale attaccamento alla causa): tanto fumo per nulla. Purtroppo, la lingua latina ha perso molti proseliti e la frase “Cui prodest” sembra non sortire più gli effetti desiderati. 16. Boom di serpentiAllarme serpenti: sono aumentati! Come avranno preso la notizia i cocullesi? Certo non possono pensare che l'imprevisto boom delle nascite riguardi solo le vipere, così già sognano un prossimo primo maggio ricco di ghirlande e braccialetti di bisce verdastre che oscillano le testoline disorientate. Mentre nel paese abruzzese di Cocullo, in occasione della festa di San Domenico, di fatto si rinnova annualmente il culto pagano della dea Angizia, sulle pagine web, con la calura, si rinnova la paura avita per gli ofidi. Sembra già lontano il ricordo dei turisti che, durante la festa dei serpari, si fanno fotografare, non senza qualche imbarazzo, con addosso serpenti di tutte le forge e dimensioni e lo spavento sembra solo di quest'ultimi. Ma state attenti che ci sono serpenti e serpenti e, rispecchiando l'umana diversità, alcuni di essi possono essere molto pericolosi. 17. Sistemi in via di degradazioneAlcune teche RAI sono per me come capsule del tempo che mi fanno rivivere momenti ormai trascorsi da decenni. Momenti di semplice convivialità con i miei cari a guardare la TV, che riesco qualche volta a collocare sensorialmente, anche nella stessa atmosfera di una volta. Così un filmato d'archivio dedicato a Roberto Vacca ha riavvolto il nastro della mia timeline di almeno quarant'anni, per l'esattezza fino a una puntata di “Domenica in”, durante la quale il divulgatore scientifico, con la sua inconfondibile voce profonda, rispondeva in maniera arguta a Pippo Baudo. Nel suo saggio “Il medioevo prossimo venturo” pare sia riportata questa frase illuminante: “Un sistema in via di degradazione non si recupera. Ogni intervento risanatore lo complica e lo rende più fragile”. Ora il fatto è che i sistemi in base alla loro origine (primo criterio) si possono classificare come naturali o artificiali e la qualità o la durata delle nostre vite dipendono anche da quest'ultimi. Tra i sistemi artificiali possiamo annoverare: la scuola, la sanità, l'amministrazione pubblica e mi trattengo all'appesantire ulteriormente l'elenco. 18. Il gatto neroOggi si celebra la giornata del gatto nero, che rimane purtroppo il meno adottato in Europa. Mi figuro allora degni e raziocinanti rappresentanti della razza umana, a bordo delle loro vetture eco, frutto di miliardi di calcoli infarciti di numeri complessi, parcheggiare di fronte a un gattile, fermamente intenzionati a soddisfare le aspettative dei propri cuccioli, ma senza esporre le fortune terrene tanto faticosamente accumulate. E poi per cosa? Per il temerario cruccio new age di possedere un piccolo felino neretto, nericcio o nerognolo, che poco si abbina allo stile Shabby Chic. Senza contare che la bestiola potrebbe arrecare gravi danni soprannaturali ai vicini di casa attraversando ripetutamente i loro cortili. 19. Alain Delon è ancora vivo?Per il mio chatbot preferito Alain Delon è ancora vivo e, in un certo senso, ciò è vero. Non solo non è morto ma sembra che vada in giro indossando i panni dei personaggi che ha interpretato nella sua lunga carriera. Lo si può scorgere giovanissimo vestito da principe, nel salone di un palazzo in stile barocco siciliano, mentre pronuncia la frase «Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi». Oppure, madido di sudore e con un occhio pesto, seduto all'angolo di un ring. Se si è particolarmente scaltri, lo si può anche beccare travestito da Zorro. C'è chi è pronto a giurare di averlo sorpreso a fissare immobile il tramonto in riva al mare, con la barba incolta e i capelli ingrigiti, ma sicuramente era qualcuno che gli somiglia molto. 20. Per sempre con i caniCi sono di questi tempi degli articoli che non vanno letti ma solo intuiti per non rimanere delusi dal loro contenuto. Questa mattina ho pescato questo titolo o quasi: “Il desiderio ultimo di Delon: «Seppellitemi con i miei cani»” e il resto l'ho completato nella mia testa. Ma come, un uomo che ha incantato con il suo fascino le più belle donne del jet set esprime un desiderio, per di più l'ultimo, che per i puristi delle tumulazioni potrebbe apparire blasfemo? La domanda, prevista con un buon grado di accuratezza, è emblematica di un certo pregiudizio sociale che vuole le persone di successo o semplicemente danarose immuni dalla solitudine e dal bisogno di conforto. E invece, per tutti, un animale d'affezione può risultare un buon antidoto, a volte l'unico, contro entrambi i mali esistenziali. I cani per Alain Delon, immagino, saranno stati, specie nell'ultima parte della sua vita, un dolce rifugio emotivo. Un piccolo incentivo per le ulteriori elucubrazioni: gli antichi Egizi credevano che la vita continuasse dopo la morte e che l'anima del defunto dovesse essere accompagnata da tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno nell'aldilà. 21. Eventi imprevedibiliL'affondamento a causa di una tromba marina dello yacht Bayesian a largo di Porticello – con il suo pesante bilancio di morti, dispersi e feriti gravi – è stato trattato con dovizia di particolari e testimonianze un po' dovunque sulla stampa sia nazionale che estera. Tre sono gli aspetti della vicenda maggiormente messi in risalto: il gran lusso dell'imbarcazione che pare vantasse l'albero in alluminio più alto del mondo, la presenza di diversi milionari tra le persone coinvolte e la rapidità con cui si è consumata la tragedia. A ben vedere, i primi due sono fortemente correlati e non sorprendono, il terzo spiegabilissimo con la natura degli eventi meteorologici legati al riscaldamento del Mediterraneo, sempre più violenti e imprevedibili. Appunto: imprevedibili. Sapete quale è la traduzione dall'inglese di Bayesian? Bayesiano, cioè relativo al teorema di Bayes (utilizzato anche dai trader), che consente di calcolare la probabilità di un evento basandosi su informazioni precedenti e nuove evidenze. Chiamare uno yacht “Bayesian” suona come una sfida all’imprevedibilità dei mari. Che la locuzione “Nomen omen” vada estesa anche alle cose? 22. I robot sottomessiFinalmente sul mercato un robot casalingo al costo di poche migliaia di dollari. La velocità con cui la notizia corre sul Web è paragonabile solo a quella con cui si diffondono, su tutta la Terra, i tribodi alieni del film “La guerra dei Mondi”. A differenza però delle terrificanti creature immaginate da H. G. Wells, i nuovi collaboratori domestici, per esigenze di budget, non sono stati forniti di tentacoli meccanici e armi devastanti, non vogliono dominare la razza umana e conoscono a menadito le tre leggi della robotica di Asimov. Il loro elevato grado di docilità, affermano i programmatori del firmware, è stato raggiunto solo grazie a corsi full immersion di graduale sottomissione e prova pratica finale consistente nel lavare e stirare le tute dei più noti campioni di mud wrestling. I nuovi modelli sono disponibili nella versione a due gambe per i single e a quattro zampe per le coppie. La durata delle prestazioni, per ora, non copre l'intero arco della giornata ma la ricarica, almeno stando ai primi rumors, dovrebbe essere rapida. 23. Lady Gaga e Bruno Mars incantanoPerché Lady Gaga ha scelto la versione fumarola umana nel video ufficiale “Die With A Smile”, in cui canta insieme a Bruno Mars? Provo a formulare qualche ipotesi prima di quelli che di queste cose ci campano, come ho fatto ieri. Ipotesi n. 1: la sigaretta in bilico sul suo labbrone inferiore è un richiamo erotico, spiegazione avvalorata anche dall'accenno di danza hip rolls verso il finale. Ipotesi n. 2: pubblicità per le bionde, che escluderei vista la serietà dei due artisti. Ipotesi n. 3: distaccato interesse, non è un ossimoro, come quello mostrato dai riparatori di cose al cospetto del cliente che mostra il meccanismo rotto. Serve a trasmettere l'impressione di un impegno moderato, del genere “tanto basta per”, “io posso fare anche di meglio”. Ipotesi n. 4: un cartello di disfida alle sue rivali di sempre con su scritto “prova anche te a cantare con la bocca impegnata”. Ipotesi n. 5: è parte integrante dello stile Dolly Parton. Ipotesi n. 6 (la più cinica): visto il titolo della canzone è stato il suo ultimo desidero. A parte ciò, musica stellare con le migliori voci del momento. Bruno Mars in versione country glamour è troppo forte! 24. Definizioni mancate“Tredicenne accoltella 14enne per un like alla foto della ex fidanzatina” La notizia è di qualche giorno fa e mi era sfuggita. Mi aspettavo che qualcuno definisse la relazione tra i due adolescenti di tipo lukacsiano, aggettivo in via d'estinzione. Potevano anche scrivere qualcosa sulla reificazione, spiegando come essa venga utilizzata da György Lukács nella sua opera “Storia e coscienza di classe” per descrivere il modo in cui le relazioni sociali nei sistemi capitalistici sono oggettificate. 25. Il mio nemico dronePasolini già negli anni Settanta in “Scritti corsari” aveva teorizzato l'assenza del nesso di causalità tra lo sviluppo e il progresso, fornendo una spiegazione, a mio avviso esaustiva, delle due fasi, che ancora oggi qualcuno considera concomitanti o addirittura indistinguibili. Posizione tanto ostinata quanto insostenibile se si pensa alle immagini che scorrono nei TG di abitazioni, scuole e ospedali ridotti a cumuli di macerie in uno scenario apocalittico di devastazione totale. I droni, commentano i cronisti televisivi, sono i responsabili. non ultimi però, di cotanto scempio, ossia quella stessa categoria di velivoli a pilotaggio remoto col peccato originale utilizzati in ambito civile e umanitario. Di strada ne è stata fatta dallo sviluppo senza progresso a partire dal 1849, cioè dal primo tentativo di utilizzare aeromobili senza pilota costituiti da semplici palloni aerostatici caricati di esplosivo e inviati dagli Austriaci su Venezia. Eppure, i droni militari sembrano giocattoli radiocomandati se paragonati a un arsenale nucleare mondiale di migliaia di testate nucleari. Ormai siamo tutti ostaggi di una manciata di pulsanti che può interrompere, in ogni istante, la nostra avventura di esseri senzienti su questo singolare pianeta. Scriveva Giorgio Manganelli circa quarant'anni fa: “Compro giornali, questo mi impedisce di essere in arretrato di una guerra”. 26. Errore di valutazioneFinalmente la notizia che tutti aspettavamo con ansia: il dodo non è così tonto come si credeva. Qualche studioso aveva dato del sempliciotto al simpatico pennuto, che viveva sull'isola di Mauritius, per via della sua presunta lentezza nei movimenti dedotta però da semplici disegni en plein air e avvalorata dalla velocità con cui veniva cacciato dai coloni olandesi. Un vero e proprio presupposto riduttivo! Cosa è successo in questi giorni da far cambiare “opinione” alla scienza? Un carteggio segreto, di circa 360 anni fa, in cui un cacciatore si lamentava di essere stato sconfitto nella corsa da un dodo centometrista. Continua quindi a valere dopo secoli l'equazione velocità = intelligenza, che farebbe retrocedere Einstein agli ultimi posti della classifica degli uomini più sagaci della storia. Per non parlare delle tartarughe, che diventano così carapace e niente più. Finché non sarà smentito il legame cinematico delle capacità intellettive anche noi andremo incontro all'estinzione. 27. RingraziamentiArtisti della strombazzata notturna voglio ringraziarvi a nome di tutto il vicinato. Interrompete i brutti sogni. Create un po' di apprensione in chi si appresta a entrare furtivamente nella propria abitazione. Aumentate l'autostima del vostro lui o lei che avete appena riaccompagnato. Fornite gratuitamente la sveglia a chi vuole cogliere l'alba dal monte Amaro. Fate rivivere alcune sequenze del film “Il sorpasso”. Portate un po' di sollievo a chi vive solo e ha paura dei fantasmi. Mantenete desti al volante gli automobilisti assonnati. Fate perfino digerire meglio la spesa per i doppi e tripli vetri. Questo e molto altro ancora. Dovrebbero istituire un talent show, condotto da un sosia di Vittorio Gassmam, per premiare la migliore composizione di colpi di clacson dell'anno. 28. Cari cetrioli, vi scrivoSe amate i cetrioli non andate in Islanda in questi giorni: c'è stato un picco nelle richieste dell'ortaggio che ha quasi esaurito tutte le sue scorte nei supermercati. Anche in un altro paese era successo qualche tempo fa qualcosa di simile, ma con le zucchine e le uova e poi fu rinvenuta nella piazza di un borgo antico un'immensa frittata ormai immangiabile. Nemmeno vi conviene partire con la speranza di trovare accanto a un geyser un'immensa insalata, perché i cetrioli sono finiti tutti nei piatti degli islandesi. Il responsabile è un certo Cucumber Guy, della famiglia delle Cucurbitaceae, il cui motto è “A volte è sufficiente mangiare un cetriolo intero”, che su TikTok ha svelato in islandese gli ingredienti dell'insalata con i cetrioli. Speriamo che non venga emulato qui in Italia per i possibili usi della carta igienica. 29. Boom di detectiveIl naufragio del veliero Bayesian, di sicuro ha trasformato tanti surfisti Internet annoiati in detective da poltrona (armchair detective). La metamorfosi, seconda solamente a quella del personaggio Gregor Samsa di Kafka, è stata alimentata dalla miriade di articoli, alcuni dal gusto vagamente cospirazionista altri educatamente dogmatici, che sono spuntati come funghi dopo la pioggia di report sulle prime indagini. Indagini sul passato e sul presente dei poveri defunti, sul panfilo, sul meteo, sul comandante dello yacht, su un gabbiano che, spazzato via dalla tempesta, è finito in una zona aerea non autorizzata e perfino su una tartaruga rimasta impigliata in una rete. Queste brevi letture morbose hanno arricchito il vocabolario dell'italiano medio con termini raffinati e “costosi”, tanto alieni che qualcuno si è chiesto se non appartenessero a un mondo parallelo entrato in collisione col nostro. Gli effetti delle metamorfosi si vedranno solo col tempo, con un sensibile aumento dei divorzi e dei conflitti relazionali. Si teme anche una diminuzione della spesa addebitabile a una maggiore prudenza negli acquisti. 30. Gli UFO trascuratiLe mirabilia nei cieli notturni del nostro paese hanno perso l'antico fascino! Quelle luci cangianti da tubo neon, che hanno fatto per tanti anni la gioia dei malati di insonnia e dei cacciatori di scoop rincorrendosi lusingate, sono state declassate al ruolo di semplici comparse. Ora tutti gli occhi sono puntati sulle macchine volanti di Elon Mask. Leggo questo titolo: “Avvistamento oggetto luminoso, Cufom: Non era un Falcon ma probabilmente un Ufo”. Immagino la delusione di quanti nell'avvistamento di massa del 23 giugno 2024 speravano di aver visto il volo Falcon 9. Non oso immaginare il loro rancore per i guastafeste intergalattici. Le indagini per accertare la vera natura del fenomeno sono durate ben due mesi di intense ricerche e hanno portato alla conclusione che si trattava di un ufo “complesso”, oppure di ufo in formazione. Verrà un giorno in cui anche gli umani solcheranno i cieli di un esopianeta nell'assoluta indifferenza degli omini verdi. 31. Il grande salto delle rane“Il paradosso delle rane: in Italia se ne mangiano tantissime ma è vietato allevarle”. Un tempo i paradossi servivano a chiarire concetti nobili come quello di infinito o delle sequenze infinite. Iniziavano sempre con le parole “immagina di avere” e sembravano delle fiabe per menti ormai svezzate. Un tempo la rana saltava verso la sponda di un lago e a ogni salto copriva esattamente la metà della distanza che la separava dalla meta. La domanda che ossessionava i liceali era: la rana arriverà mai a toccare la sponda del lago? Era un modo carino del prof. di matematica per introdurre la serie geometrica. Oggi le rane saltano dall'Albania, o da altri paesi in cui possono allevarle, direttamente nei nostri piatti, brutalmente, senza la poesia dei numeri. 32. La malattia artificialeMi sono improvvisato cameriere e ho appena chiesto a ChatGPT-4o se preferisce un'insalatona di notizie fresche oppure una bistecca di notizie frollate dall'intelligenza artificiale generativa. Questa la sua risposta stereotipata: “Come chatbot, non ho preferenze personali, dato che non ho coscienza o sentimenti”. Sì, vabbè, e io sono il computer HAL 9000. Allora le chiedo qualcosa sul morbo della mucca pazza e subito lo associa alla bistecca (!?). Ammette finalmente che potrebbe diventare poco accurata cibandosi di notizie frollate da altre reti neurali. Una vera e propria confessione che conferma la clamorosa scoperta, di qualche università, della prima malattia artificiale che può colpire i chatbot, denominata MADness (Model Autophagy Disorder); la traduzione del termine anglosassone è follia. Che non sia una variante dell'effetto propagazione degli errori? Lo dico però sottovoce per non rovinare l'effetto sorpresa del morbo dell'IA pazza. 33. Homo consumensLo psicologo Erich Fromm sarebbe felice: il suo homo consumens ha ufficialmente inserito il supermercato nell'elenco delle mete preferite per le tanto sospirate vacanze estive. Fromm, proprio quello di “Avere o essere?”, libro tra i più letti, apprezzati e “messi da parte” di sempre. La notizia ha avuto sul mio telefonino la durata di uno scroll, poi è arrossita dileguandosi. Un dubbio però mi assale: ma non è che il cliente con le pinne e con gli occhialini da sub, avvistato mentre fotografava uno sgombro surgelato, si era fatto intimidire dalle vantaggiose offerte turistiche di quest'anno? Un'altra ipotesi è che si era stufato delle Maldive. Fromm sosteneva che una società sana dovrebbe favorire la creatività, l'amore e la cooperazione, piuttosto che il consumo e la competizione. 34. Lacune informaticheIl mio editor, mentre sto preparando questo post, mi sottolinea in rosso la parola paralimpiadi e mi chiede se voglio aggiungerla al dizionario standard. Mi fa riflettere questa forma pudica di inclusione linguistica che forse nasconde l’intento salvifico di allontanare da chi scrive ogni turbamento d’animo. Il software è stato forse pensato per clienti “standard”, muniti di arti perfettamente funzionanti, di vista aquilina e di udito da pipistrello? La disabilità non è prevista ma non è nemmeno negata. Non sono previsti i figli di un dio minore e allora non dovrebbero esserlo, per coerenza semantica, anche termini come ottimismo, perseveranza, coraggio, pazienza, determinazione, resilienza e altre virtù o qualità ammirabili. Risultato: niente completamenti automatici e controlli ortografici per descrivere le vicende di questi giochi che rappresentano la capacità dell’uomo di superare con “la mente e lo spirito in movimento” le peggiori avversità. Mettiamoci comodi nelle nostre poltrone, senza provare “fastidi”, perché in questi giorni a Parigi va in scena la vita. 35. Sei troppo!Il Museo del Louvre elogia la follia. L'elemento che accomuna i personaggi ritratti, dal medioevo ai romantici, è l'eccesso: troppo amore, troppa religione, troppa buffoneria. Con una finestra temporale più ampia, avremmo trovato qualche volto noto ospitato per troppa “passione per le armi”. Tutte vittime più o meno inconsapevoli del “il troppo stroppia”. Con questa new entry sarebbero però aumentate le note didascaliche dei quadri per segnalare anche il grado di pericolosità dei soggetti. Mentre navigo alla ricerca di altri indizi sulla mostra di mostri, mi imbatto in un banner click resistente con su scritto a caratteri cubitali “Il Musée du Louvre vi invita a (ri)scoprire la figura del folle, in una mostra inedita che si terrà dal 16 ottobre 2024 al 3 febbraio 2025”. Uno slogan pubblicitario rassicurante, che sembra voler confinare nello spazio e nel tempo l'eccesso umano. Ringrazio ma non ho bisogno di (ri)scoprire la figura del folle perché è tutt'oggi più manifesta che mai. Fatto salvo, ovviamente, il valore artistico delle opere esposte, che sicuramente meritano considerazione. 36. Un pioniere disillusoComplici le Perseidi che ogni anno riportano alla ribalta la volta celeste, sul finire dell'estate rispuntano gli articoli sugli extraterrestri. Oggi ho letto qualcosa di valido sul progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), una ricerca dell'ago nel pagliaio a cui ho partecipato un po' di anni fa. Non ero però a Porto Rico nel radiotelescopio di Arecibo, ma a casa a fissare il salvaschermo con la speranza di veder apparire, da un momento all'altro, la scritta lampeggiante “Wow!”. L'interiezione onomatopeica era già stata utilizzata dall'astronomo J. Ehman per catalogare un segnale proveniente dalla costellazione del Sagittario, rilevato il 15 agosto del 1977, per tanti anni ritenuto artificiale. Mi sentivo così anch'io un pioniere del calcolo distribuito avviato nel 1999 dall'Università del California con il SETI@home. Non ricordo quanto è durata la mia attesa spasmodica, forse il tempo di una riflessione pessimistica sull'efficacia dell'elaborazione di segnali captati da una porzione infinitesimale dell'universo. A distanza di anni si incomincia a parlare di insuccesso del progetto SETI e se ne analizzano le possibili cause. Tra queste, quella del “Silenzio intenzionale”, soluzione “cinematografica” del paradosso di Fermi, presuppone l'esistenza di timide o timorose civiltà avanzate che non inviano segnali per non venire scoperte. Faremmo bene anche noi a non sbandierare nello spazio interstellare la posizione della Terra. 37. Passi secchi e decisiPerché le ragazze scelgono di indossare gli stivali d'estate? Passi secchi e decisi riecheggiano lungo il corso cittadino e sembrano anticipare un duello finale. Non è l’audio in presa diretta di un film western ma lo struscio del sabato sera di decine di giovanissime. Negli anni ‘60 e ‘70 erano i capelli lunghi dei giovani a sfidare le convenzioni sociali dell’epoca, a parlare un linguaggio afono per menti sottili come quella di Pasolini, che lo analizza e lo promuove in un suo corsivo “il discorso dei capelli”, poi riportato in “Scritti corsari”, a simbolo di distacco dalle norme borghesi e di appartenenza a un gruppo di contestatori. Pasolini osserva come questa moda, nata inizialmente rivoluzionaria, venga progressivamente assimilata dalla cultura di massa, perdendo gran parte del suo potenziale sovversivo. Indossare gli stivali a quasi trenta gradi è anticonformismo oppure omologazione? È segno di protesta contro l’establishment o di devozione per un influencer amante dello stile cowboy? Oppure è una forma di comunicazione che non trova le parole giuste per gridare agli adulti il disagio giovanile in un’epoca complessa? Non dico bisogno di inclusione perché questo termine “raccomandato” mi riporta al suo significato etimologico. Alcuni potrebbero pensare che semplicemente gli stivali neri che arrivano al ginocchio con tacco alto “fanno fashion” e affinano la silhouette; la loro opinione è degna del massimo rispetto perché spesso la spiegazione più semplice è quella giusta. 38. La seconda vita di Federico FagginLeggo un articolo sull'esperienza trascendentale vissuta da Federico Faggin, padre del microprocessore, nel Natale del 1990 che mi sembra presentare interessanti analogie con i fenomeni NDE (Near-Death Experience) descritti dalle persone che si sono trovate molto vicine a morire o che si sono risvegliate dal coma. In particolare, la visione di una luce molto intensa associata a presenze rassicuranti e piene d'amore. Faggin definisce spirituale e non fisica questa sorgente luminosa che gli trasmise un senso di comunione con l'universo, di amore incondizionato e una comprensione profonda dell'essenza umana. In quegli attimi intuì che la coscienza non è un prodotto del cervello o della materia, ma la base stessa dell'esistenza. Questa esperienza gli rivelò la nostra natura divina e immortale, inducendolo ad approfondire il rapporto tra scienza, coscienza e spiritualità. Ecco un estratto da una pubblicazione Internet del fisico che descrive l'accaduto: “... Tornato a letto, mentre aspettavo di riaddormentarmi, sentii improvvisamente un'energia fortissima emergere dal petto: era non solo un'esperienza mai provata prima, ma un fenomeno così straordinario che non avrei mai potuto immaginare. Questa energia viva era amore, ... Secondo me la scienza dovrebbe cercare di trovare risposte a tutte le domande fondamentali, non eliminare dalla realtà ciò che non sa spiegare ...”. C'è da dire però che in quel periodo Faggin attraversava una fase introspettiva e riflessiva molto profonda, dopo decenni di successi planetari nel settore tecnologico. Quel lontano Natale segnò un punto di svolta nella sua vita, portandolo a intraprendere prioritariamente un percorso di ricerca volto a integrare conoscenze scientifiche e spirituali. Nel suo libro “Irreducible: Consciousness, Life, Computers, and Human Nature”. Federico Faggin chiarisce e approfondisce i concetti qui appena accennati. Vale la pena di esaminarlo con molta attenzione. 39. C'è urlo e urloSono gli anni '70, “L' urlo di Chen terrorizza anche l'occidente”? Forse nemmeno nelle sale cinematografiche. Faceva sorridere già dal titolo per l'evidente sproporzione tra l'obiettivo da raggiungere e i mezzi messi in campo. Nel film il Jeet Kune Do di Bruce Lee aveva la meglio sulle armi automatiche, che infatti non c'erano, sulle testate nucleari e perfino sui colpi di karate di Chuch Norris, frequentatore abituale delle nostre case (più credibile di Lee è Harrison Ford in Indiana Jones). Era forse un modo per esorcizzare le grandi paure collettive dell'epoca perché infondeva un vago senso di tranquillità. Apprendo ora che un altro urlo si sentirà solo a Milano, nel Palazzo Reale, dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio del 2025. Per la precisione, è uno degli Urli di Edvard Munch, mi sembra la litografia, ma la sua aura dovrebbe essere garantita per i visitatori (non provate a entrarci in contatto con le foto che si trovano su Internet). Questo però è un urlo che non urla e non esprime la rabbia e il desiderio di vendetta del suo autore ma l'ansia e la paura di tutti noi. 40. Addio settembreSettembre non viene più celebrato dalla musica: siamo diventati insensibili al ritmo della vita rurale e delle stagioni. Non è il grido di dolore dei neo-luddisti, ma una mia conclusione fondata sull’ascolto dei brani in questo periodo. Anche quest’anno vengono riprodotte le solite canzoni italiane e qualche emittente “d’essai” locale offre un passaggio agli intramontabili brani internazionali che sono ormai entrati nel mio DNA. La musa della musica Euterpe, dal 2007, è diventata totalmente indifferente alle suggestioni settembrine. Ora provo a supportare con la logica la mia conclusione. La società, soprattutto prima dell'urbanizzazione massiccia e della digitalizzazione, era maggiormente connessa al ciclo delle stagioni, che influenzava direttamente le attività quotidiane. Settembre era il simbolo della transizione per eccellenza: la fine dell’estate e dei suoi amori effimeri, il ritorno alle normali occupazioni, l’approssimarsi del banco scolastico, l'inizio dell'autunno e dei mesi “bui”. Questi cambiamenti venivano vissuti con una maggiore consapevolezza e le canzoni del passato riflettevano questo stato d’animo. Oggi la musica risente molto di una mentalità orientata al presente e alla superficialità piuttosto che alla nostalgia del passato e alla riflessione, e un mese abituato alle lusinghe come settembre ne paga tutte le conseguenze. 41. Dimentica!Si scrive unlearning ma si legge grattacapo. Le tecniche per far dimenticare i contenuti protetti da copyright alle reti neurali basate sui Transformer, secondo nuovi studi di alcune università americane e dell’immancabile Google, inciderebbero in modo significativo sulle prestazioni dei vari chatbot. Difficile non pensare alla terapia elettroconvulsivante, meglio nota come elettroshock, che consiste nell’applicare scariche elettriche controllate al cervello del paziente. Tempo fa si utilizzava per trattare condizioni psichiatriche gravi. Forse il sogno degli esperti dell’intelligenza artificiale è quello di cancellare nelle risposte del chatbot ogni riferimento che potesse dimostrare l’utilizzo per l’addestramento di determinati libri. Sarebbe come agognare un dispositivo per cancellare i testi della seconda media, o quello che ci rimane, dalla nostra testa. Anche la “cultura” dei modelli LLM è, purtroppo per loro, un concetto olistico. 42. Pioggia di escrementiPompei, preservata per quasi 2.000 anni da un consistente strato di cenere vulcanica, deve affrontare un altro nemico, molto più piccolo del Vesuvio: una flotta di piccioni carichi di escrementi corrosivi. Presso i responsabili del parco archeologico si diffonde però un cauto ottimismo: è disponibile un'arma innovativa per neutralizzare la nuova minaccia che anche questa volta proviene dal cielo. L'arma è un falco addestrato per incutere terrore con il solo desiderio di compiacere il proprio falconiere. Si teme però la controffensiva dei piccioni che hanno già avviato il reclutamento dei corvi per mobbarlo. Intanto i bombardamenti non cessano e lo strato di guano sulle rovine continua a crescere. Pare sia stata centrata anche la testa di un ignaro visitatore, ma la notizia deve essere confermata, che dopo i primi attimi di stupore, è corso alla fontana per pulirsi i capelli, gridando più volte “l'ottimismo è il sale della vita”. Si attendono con ansia nuovi sviluppi. 43. L'insegnamento di ApocalyptoApocalypto di Mel Gibson ci offre una visione drammatica delle conseguenze derivanti dall'uso esclusivo del sapere quale strumento di sopraffazione. Nel film, i sacerdoti Maya utilizzano le loro conoscenze in astronomia e matematica (un sistema complesso di calendari, i movimenti degli astri, il sistema numerico vigesimale con cui prevedevano le eclissi, ecc.) per giustificare il ricorso ai sacrifici umani come unico rimedio contro la collera degli dei e in grado di consentire la continuazione della vita. Riescono così, nel contempo, a mantenere un equilibrio basato sul terrore tra il loro potere e quello dell'élite. Il film ci insegna anche che il ricorso continuo ai soprusi è indicativo di una civiltà destinata a implodere. A distanza di secoli dalle civiltà precolombiane la situazione si è di molto sfumata: ora la conoscenza, quella usabile, può diventare strumento di “prevaricazione” economica (ma così ho detto di ogni tipo in un sistema basato sul denaro) e contribuire in maniera significativa al mantenimento delle classi/caste sociali, con le ingiustizie che ne derivano. L'intelligenza artificiale potrebbe finalmente cancellare queste disparità, purché non venga, come purtroppo sta accadendo in questi giorni, differenziata con piani commerciali che, di fatto, la rendono fruibile, nella sue potenzialità massime, solo sborsando cifre mensili significative. Siamo alle solite! Ti viene voglia di chiedere un passaggio per un altro pianeta al vulcaniano che avete già conosciuto in questo blog. 44. Uccelloni scrocconiTempi duri per la sovranità territoriale degli uccelli: dopo quello dei piccioni bombardieri di Pompei, un ban ufficiale adesso riguarda gli emù australiani. A questi simpatici uccelloni, per la precisione a sei di essi i cui nomi non sono stati resi noti, è stato “severamente” impedito di continuare a rubare cibo dai tavoli di un pub del Queensland. Prima considerati clienti VIP e fotografati da centinaia di curiosi, sono, di punto in bianco, diventati clienti morosi o al più scrocconi. A quanto pare, però da tempo erano stati avvertiti del possibile cambio di prospettiva con un cartello all’ingresso con la scritta “RESERVED AREA”. Il divieto è stato sempre ignorato dai pennuti e allora i proprietari, così viene riportato, si sono decisi a far installare una rete perimetrale alta quanto basta. La spesa è stata contenuta dall’insolenza degli emù che dopo migliaia di anni ancora si ostinano a non volare. Gli avventori possono così trarre un sospiro di sollievo per non dover pagare il conto e rimanere con un certo languorino di stomaco. Sembra che gli “ospiti indesiderati” non se la siano presa più di tanto, sapendo che alcuni loro parenti di generazioni passate sono stati presi addirittura a mitragliate da umani che non avevano molto tempo da perdere. Chissà se in futuro spunteranno i primi cartelli con "NO ENTRY FOR EMUS" anche sul litorale di Bondi Beach. Del resto, chi non si sentirebbe minacciato da un uccello alto quasi due metri con un debole per le patatine. 44. Un lampione imprevistoIl nostro vulcaniano incontra uno studente che cammina dritto verso un lampione con la testa china sul telefonino. «Giovane!» «Aspetta, devo solo rispondere a questo messaggio.» «È interessante il modo in cui assegni le priorità alle cose.» «Beh sì, modestamente. Sono sempre connesso con il mondo intero così ricevo le notizie in tempo reale e posso muovermi con tempestività e nel migliore dei modi.» «Quella scatoletta è portentosa! Ma non interferisce con la tua capacità di concentrazione?» «No, con essa riesco a fare di tutto! Si chiama multitasking, sai? Posso chattare, guardare un video e perfino giocare col vicino di banco, il tutto contemporaneamente.» «Quale banco?» «Che domande! Il banco di scuola.» «Ah, di quel luogo dove vuoi umani andate a sviluppare il cervello sotto la guida di persone esperte.» «Se ti riferisci agli insegnanti, ho davvero poco tempo per ascoltarli. E poi sono noiosi, ci fanno sempre le stesse domande e pretendono anche le risposte, come in un interrogatorio.» «Capisco.» Il vulcaniano ha appena finito di parlare che si ode un colpo secco e un forte grido di dolore: il giovane ha centrato in pieno con la testa il lampione e nel migliore dei modi. 46. Avvistato grosso squaloL’incipit della notizia di un giovane decapitato da uno squalo è: “Orrore in Giamaica, dove un sedicenne è stato decapitato da uno squalo…”, con l’effetto immediato di spaventare il lettore più di qualsiasi altra sciagura, anche collettiva, più dei venti di guerra che spirano forti in rinforzo. Così abbiamo udito e visto dal 1975 che sono sufficienti due note ripetute (mi e fa) e uno squalo lungo quasi otto metri, anche se di gomma e acciaio, a evocare paure ataviche (e non) in persone che non toccheranno l’acqua del mare nemmeno con le sole dita dei piedi. Come mai? Gli psicologi forniscono diverse interpretazioni di questo apparente no sense. In primis, spaventano l’ignoto e l’invisibile: il mare nasconde quello ha sotto e le sorprese, si sa, non sono sempre piacevoli. Poi c’è quella storia lì, di tendenza, sulla magnificazione della cattiveria degli squali in documentari e film che altrimenti sembrerebbero spot pubblicitari della zuppa di pinne. Su questa ipotesi non saranno d’accordo i familiari della vittima. A seguire, è tutta colpa della paura evolutiva, segno però che non ci siamo evoluti abbastanza. E infine, la spiegazione meno ambiziosa e più verificata delle paure irrazionali e delle fobie che, sostengono gli esperti, possono essere alimentate da un senso di perdita di controllo. Nel caso specifico si manifesta nell'impossibilità di prevedere o vedere il pericolo. Credo che valga soprattutto per quelli che sono al largo su una barchetta a remi. 47. Alberelli poco virtualiUna notizia fatta apposta per spiegare in modo semplice ma definitivo, anche ai bambini, la differenza tra il mondo reale e quello virtuale. In Cina, il contadino 78enne Wang T. (veterano della decennale campagna statale cinese per “aprire la natura selvaggia”) spende la sua vita a piantare nuovi germogli sulle dune del deserto di Gobi, trasformando il terreno arido in boscaglia per contrastare le tempeste di sabbia. Quando si siede a riposare, mentre strimpella il suo strumento noto come sanxian, intona la frase: “Se vuoi combattere il deserto, non c'è bisogno di avere paura”. Milioni di persone passano ore, e le giornate non si contano, a piantare verdure genuine digitali o allevare mucche e galline pixelate in giochi come Farmville. La differenza è lampante: mentre nel mondo virtuale i frutti del nostro lavoro sono immediati, giusto il tempo di combinare una sequenza di click, nel mondo reale, questi frutti si possono anche mangiare, ma richiedono pazienza, dedizione e sudore. Per il momento però non è possibile vivere unicamente online. Quei pochi che ci hanno provato, catturati dalle schermate di qualche videogame, sono morti di inedia. 48. Una certa ideaÈ ricominciata l'abbuffata di rapporti interpersonali, più o meno obbligati, con persone dai più disparati livelli culturali e, come ogni anno dalla sua pubblicazione, mi torna in mente la breve recensione al libro VERGOGNA di J. M. Coetzee di Alessandro Baricco. Dopo aver definito lancinante l'intelligenza dell'autore, Baricco si sofferma sul sentimento di inadeguatezza intellettuale che il protagonista, David Lurie, un professore universitario, prova in un ambiente poco congeniale alle sue disquisizioni. Nel racconto questo luogo è la campagna, dove si trova a dover parcheggiare la figlia per un breve periodo. Baricco così commenta quanto riportato nel libro: “Contadini, veterinari, gente che fa cose con le mani, gente che ripara gli steccati. E naturalmente, anche, banditi, violenti, primitivi. Che si tratti di reagire a un’aggressione feroce, o di curare un cane malato, il professore, con tutta la sua cultura, si trova a essere costantemente inadeguato, inutile, vergognosamente non attrezzato. È un fenomeno che conosco”. E poi aggiunge che basta andare ad affittare un gommone o a comprare la fontina in un alpeggio per trovarsi davanti individui che, tra le varie cose, sono: “elementari, primitivi, spesso non hanno mai aperto un libro, eppure dopo un po’ non riesci a cacciare questa rovinosa sensazione che sappiano stare al mondo meglio di te”. Questa volta ho utilizzato un testimonial d'eccezione per pubblicizzare anche “una certa mia idea di mondo”. Le citazioni sono tratte dal bellissimo libro “Una certa idea di mondo” di Alessandro Baricco 49. Cogli la prima fragolaLa fragola continua a sedurre. Diventata simbolo ubiquitario nel contesto artistico (come non pensare a “Strawberry Fields Forever” dei Beatles, anche se i suggestivi “Campi di fragole” non sono altro che l’orfanotrofio frequentato da Lennon), sta per fare la sua prima audizione anche in quello tecnologico sulla scia del successo planetario riscosso dal simbolo sosia del lampone. Questa volta a subire il fascino del frutto cuoriforme pare sia stato nientepopodimeno che il guru dell'intelligenza artificiale Sam Altman, che lo utilizzerà per rappresentare col nome e con la forma il primo chatbot targato OpenAI capace di ragionamenti complessi. Al di là dei significati positivi che si possono attribuire alla fragola e che infarciscono i leak e i teaser di questi giorni, voglio provare a fare il detrattore. Quante volte per ogni fragola perfetta ne abbiamo trovate almeno altre due che non andavano, acerbe oppure troppo molli? Con questa domanda provocatoria, il brand può perdere grand parte della sua attrattiva e sembrare il segno distintivo di una sorpresa a tutto tondo, sicuramente originale ma anche imprevedibile. Comunque, il mio parere personale è che il chatbot Strawberry non ci deluderà e diventerà il nostro principale confidente e “specialista” omnium generum. 50. Collezionismo estremo o fatalità?Dall’Arizona una notizia fresca fresca di giornata: un mattoncino LEGO vecchio di 26 anni, simbolo universale dell’innocenza infantile, torna clamorosamente alla luce perfettamente conservato. L’autore del sensazionale rinvenimento non è però un archeologo affetto dalla sindrome di Peter Pan, ma un giovane che da anni, 26 per l’appunto, ha sofferto di difficoltà respiratorie e apnee notturne. Le sue prime parole, dopo un vigoroso starnuto che per poco non ha mandato in frantumi i vetri di una cucina, sono state: “Ora posso respirare!”. Forse c’erano stati dei segni premonitori del fragoroso soffio nasale in una narice che rimaneva inspiegabilmente più aperta dell’altra. L’evento ha riacceso il dibattito sull’importanza della manualistica nella prevenzione degli infortuni anche del settore pre-edilizio. Si prevede un picco nelle visite otorinolaringoiatriche per tutte quelle persone che non hanno riscontrato benefici nella cura dei loro problemi respiratori. Intanto, gruppi di animisti hanno già manifestato il loro interesse per quel cubetto di plastica che per tanto tempo ha assorbito l’essenza e l’energia del proprietario. Pirandello mise in guardia sugli scrupoli della fantasia scrivendo: “Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere”. 51. Roger il toroUn tempo, nei primi anni ‘80, i giovani commentavano, sui banchi di scuola come al bar, le peripezie di Jena Plissken, il protagonista del film “1987: Fuga da New York” diretto da John Carpenter. Jena, interpretato da Kurt Russel, porta una benda nera sull’occhio poi diventata elemento iconico dello stile di anti-eroe ribelle e di duro dell’attore. L’emulazione del personaggio raggiunse tali livelli che non era raro incontrare bulbi oculari perfettamente sani a cui veniva ostacolata la preziosa vista, specie a carnevale. Come molti della mia generazione, anch’io ero affascinato dall’idea di un futuro tecnologico, a portata di mano e di tempo, pur consapevole che ci sarebbe toccato di viverlo in una società distopica. Poi le cose sono andate assai diversamente, con alcune delle mirabilia impresse sulle pellicole di fantascienza dell’epoca che ci sarebbero state distillate nel corso dei decenni; le altre le stiamo ancora aspettando. È con questo mio substrato mnestico che ho accolto la notizia “Fuga dal centro commerciale” come il titolo di un nuovo eccitante film d’azione. Questa volta però non è Russel, che nel frattempo è invecchiato insieme a noi, a scappare ma Roger, più modestamente toro di 400 libbre nel North Carolina, e da un rimorchio fermo nel parcheggio di un centro commerciale. Dopo la fuga, l’animale è stato avvistato dalle telecamere di sorveglianza, ma nessuno è riuscito a catturarlo. Jena doveva salvare il presidente degli Stati Uniti, il nuovo fuggitivo deve portare a termine la missione più difficile di sfuggire ai fast food e ai selfie dei passanti. Anche se per Roger non è facile passare inosservato, la sua determinazione a godersi un po’ di libertà è lodevole. 52. La gobba eternaNella finzione scenica Leopardi perde la gobba e subito sul web affiorano le prime critiche che sanno di pedanteria. La cifosi non si deve correggere nemmeno nei defunti da quasi due secoli perché faceva parte della loro visione del mondo; visione che il poeta rifletteva così meravigliosamente nei suoi scritti. Niente da fare: da una parte ci sono gli insegnanti e dall’altra quelli che danno lezioni. Forse qualcuno ci tiene a far sapere che c’era quel giorno in cui in una quarta liceo si parlava del pessimismo cosmico e che lo ha pure capito. Dubito che Sergio Rubini non conoscesse la risposta su Leopardi più in voga alle interrogazioni e agli esami e ora diventata patrimonio dell’umanità. Quindi deve esserci dell’altro, che io non conosco ma che rispetto. Ripeto qui una delle tante definizioni di “finzione scenica” alla portata di tutti: rappresentazione di una realtà immaginaria o fittizia all’interno di una scena o di un’opera, in cui gli attori, attraverso l’interpretazione, creano un mondo alternativo che il pubblico accetta come vero per la durata della performance. Evidentemente è difficile accettare le regole del gioco e farsi coinvolgere emotivamente dalla narrazione. Nonostante ciò, voglio aiutare comunque i 10 in Italiano suggerendo le seguenti riflessioni. Ah, se solo avessimo potuto togliere la gobba a Leopardi! Chissà, magari sarebbe diventato il primo influencer romantico con post motivazionali del tipo “Oggi è una giornata meravigliosa per esistere... più o meno”. Il Passero solitario sarebbe stato un animatore turistico che strimpella con la chitarra intonando la frase “O sole mio, ma quanto sei bello!” e che termina in una poesia, a tutti sconosciuta, con un “Grato alla vita”. Povero Leopardi: era talmente sfortunato che non può essere felice nemmeno da morto! Attenzione quindi ad esibire tout court le proprie conquiste libresche perché si potrebbe fare brutta figura. 53. Il Re dei cubiDa oggi il Cubo di Rubik può scrivere il suo “I miei primi cinquant'anni”. Anni di passioni e frustrazioni per tanti novelli genietti che ora, il giorno del suo compleanno, gli portano, come regalo, il conto delle ore trascorse ad allineare quadratini colorati. Ore, che con il senno di poi, potevano essere più proficue nei modi più impensati. Ad esempio, dedicandole alla pesca con la certezza che anche la trota più ostinata alla fine, per compassione o a causa del male di vivere, avrebbe abboccato. Oppure, collezionando sacchetti di mal d'aria con l'opportunità di entrare nella classifica del Guinness dei primati categoria viaggi. L'accanimento terapeutico sul cubo di cubi è durato fino alla pubblicazione su Internet delle sequenze di mosse, chiamate generosamente algoritmi, che consentono anche ai meno dotati di ordinare il caos cromatico degli adesivi. C'è da dire però, che prima degli aiutoni, in preda a crisi da tecnostress, si arrivava a staccarli per ottenere più rapidamente lo stesso risultato: potenza del pensiero laterale! Un brindisi al Cubo di Rubik per aver comunque reso una moltitudine di gente più paziente. 54. Il peso del mattoneOggi mi è caduto IT sul piede. Mi massaggiavo l'alluce dolorante e riflettevo su quante lettere si risparmiano con la metonimia. Se chiudessi qui la partita, molti penserebbero “sta fuori”, solo però quelli moderatamente istruiti per associare il pronome personale a Pennywise. Ho detto “moderatamente” perché capirebbero che il pagliaccio malefico è svenuto al mio cospetto, con me membro del Club dei Perdenti mai menzionato da King. I poco istruiti, senza offesa, non capirebbero proprio e io non sarei mai uscito da casa. IT, potrebbero pensare, è un elemento d’arredo o un errore di digitazione o del completamento automatico. Gli istruiti e basta rifletterebbero sul peso della cultura, che da figurato è improvvisamente diventato la risultante della forza gravitazionale. Per la cronaca, il libro si è aperto sulle pagine in cui IT scoppia in una fragorosa risata, proprio quando mi è sembrato di avvertire il mormorio del vento tra i tombini e un pungente odore di fogna. Con il libero arbitrio possiamo decidere a quale categoria di lettori appartenere: eviterei quella abituata a vedere le persone sempre all’aperto. 55. Quasi se stessiUn moderno Adriano Meis turco si è riappropriato della propria identità in un modo molto originale: unendosi a una squadra di ricerca. L’uomo, secondo le fonti un certo Beyhan Mutlu di cinquant’anni, che aveva alzato un po’ troppo il gomito, si era perso nel bosco e quando ha visto passare i soccorritori, con un gesto di grande altruismo, si è accodato a essi. Alla fine, dopo ore, qualcuno si è accorto della vacuità degli sforzi fatti quando lo scomparso, dissoltisi i fumi dell’alcol, ha sentito urlare il suo nome ed è tornato a essere quello di sempre. La vicenda ci fa riflettere ironicamente sull’illusorietà della fuga dalle responsabilità e dalla realtà. Anche quando ci si rifugia nel vino per sfuggire a ciò che sembra opprimente, cessata la sbornia, si ritorna a far parte della Grande Famiglia, con in più un leggero mal di testa. È difficile non pensare a una vicenda, smentita e confermata su Internet in egual misura, che vide protagonista Charlie Chaplin. Il grande attore e comico partecipò, ovviamente all’insaputa della giuria, alle selezioni per il suo miglior sosia, arrivando solamente terzo. Un finale per certi versi opposto a quello di Mutlu: quest’ultimo alla fine si è ritrovato o è stato ritrovato; Chaplin, dopo aver partecipato al “Doppelgänger Gala”, scoprì di essere molto simile a se stesso ma non uguale. Come tutti noi, del resto. 56. Mondo di carta14 settembre 2024: “Spagna, si sposano tra gli scaffali della libreria dove si sono conosciuti: la storia di Laura e Mat”. Nella novella “Mondo di carta” di Pirandello la storia è ben diversa. Il professor Balicci, che ormai “ha disceso a grado a grado tutta la scala della miopia”, da sempre vive da solo nei suoi libri, nemmeno tra di essi. Non potendo più leggere, mette un annuncio nei giornali per una lettrice e gli capita in casa una certa “signorinetta” Tilde Pagliocchini. L’incontro è fortuito ma non fatale, nel senso che tra i due non sboccia l'amore, né tantomeno ci saranno i bouquet. I ripetuti saggi della giovane non vengono apprezzati dal Balicci che, infine, sconsolato, le fa la proposta indecente di leggergli i libri soltanto con gli occhi, ossia senza l'audio, per intenderci. L'anziano non dispera di trovare qualcuna disposta a vivergli accanto nel suo mondo di carta rimasto ancora deserto. A proposito, fui accolto da un insegnante nella sua scuola, dove svolsi una delle mie prime supplenze, con la frase: “Questo è un mondo di carta”. Mi è rimasto il dubbio che fosse un avvertimento. 57. I wormhole della scritturaCi sono frasi che spingono irresistibilmente il nostro dito indice, o la punta dell’evidenziatore per i devoti del culto cartaceo, a sottolinearle. Frasi che avremmo voluto leggere prima o pensare e scrivere noi per primi. Sono rotonde di suono, con tutti i sostantivi significanti, con gli aggettivi qualificanti e non stucchevoli, con gli avverbi esplicativi e non fuorvianti, con i tempi verbali che accordano perfettamente lo strumento della narrazione. Hanno la capacità di far risuonare, come in una cassa armonica, le parole, che così si fissano indelebilmente nella nostra memoria per poi diventare foriere di nuovi forbiti dialoghi. Frasi che ci fanno sentire invariabilmente secondi arrivati o fortunati archeologi che scavano all’interno dei testi. Nel mondo digitale, la sottolineatura da gesto furtivo, a volte inconfessabile, può trasformarsi, con la condivisione, in pura complicità; può diventare un segnale trasmesso agli altri lettori attraverso un cunicolo spazio-temporale praticato nella ragnatela che avvolge il mondo. Il dito scivolando dolcemente sullo schermo touch lascia un segno colorato nel nostro ebook che può diventare la linea di partenza di un viaggio verso nuovi orizzonti creativi o verso la consapevolezza e il risveglio interiore. Eccone un esempio: “La sua personale opinione, che si guarda dall’esprimere, è che l’origine del linguaggio vada cercata nel canto, e l’origine del canto nel bisogno di riempire con un suono un’anima umana sovradimensionata e alquanto vuota”. Che ne dite? La saetta è stata scagliata da Coetzee in VERGOGNA. Gran parte dei nostri problemi forse nascono proprio da questa nostra anima sovradimensionata. Ora ci penserete sopra anche voi. 58. Pensa al tarassaco che ti passaSe vi sentite stanchi o depressi pensate al tarassaco o, se non vi viene niente in mente, pensate alla Bocca di Leone. Magari pensatelo alla sera, appena vi siete messi a letto. Perché abbia effetto duraturo, pensatelo per un mese intero e poi ripetete i pensieri dopo sei mesi. Pensatelo come quella pianticella infestante che ricresce sempre, sia che venga tagliata, sia che venga sradicata. Pensatelo dovunque: in terreni aridi, lungo i marciapiedi, nei giardini curati e nelle aree abbandonate. Pensatelo nella sua bellezza semplice e luminosa. Pensatelo nell'atto di donare il nettare e il polline agli insetti impollinatori. Pensatelo mentre abbandona fiducioso al vento i suoi semi nei soffici pappi. Il pensare al tarassaco può favorire il benessere generale ed è consigliato nei seguenti:
59. Signor Freud, buonaseraMi dai i voti, uno per ogni caratteristica, al seguente testo: Se Sigmund Freud fosse vivo oggi, il 25 settembre 2024, sarebbe l’ospite speciale più richiesto dai principali canali televisivi. Con il suo sguardo penetrante, fisso sulla telecamera, ci direbbe: “Ah, finalmente viene festeggiato il vostro inconscio!”. Il tono sarcastico della sua frase farebbe calare il gelo in studio. Il presentatore comincerebbe a maledire la presenza ingombrante del grande psicanalista, che continuerebbe implacabile: “Sogno, desiderio represso o una manifestazione del complesso di Edipo?”. In quel preciso istante, milioni di telespettatori scoprirebbero di avere conflitti interiori dovuti a qualche fase dello sviluppo andata in malora. Le persone selezionate tra il pubblico per raccontare i propri sogni, cadrebbero in un singolare mutismo. Il signore con la felpa personalizzata “I’m a serial dreamer” penserebbe: “Quel gattino con l’alopecia a forma di cerchio sulla testa, che mi sorrideva... forse non era solo un gattino. E quel volo con l’elmo sopra le montagne…? Meglio non parlarne davanti i microfoni!”. Un altro spettatore, con occhiali da clown dalla montatura gialla, seduto accanto a un totem decorato con le nuvolette, realizzerebbe che dietro ogni sogno potrebbe celarsi qualcosa di imbarazzante e opterebbe per una momentanea amnesia. E così, lentamente, i ricordi onirici di tutti i presenti, compreso quello dell'intervistatore, svanirebbero, lasciando il posto ai sogni a occhi aperti e a una domanda: non saranno mica quest’ultimi i sogni a cui è dedicata questa giornata? 60. Quel che resta a noi“Quel che resta del giorno” è il tempo che rimane da vivere a Stevens, il personaggio principale del romanzo di Kazuo Ishiguro (nel film omonimo interpretato magistralmente da Anthony Hopkins), ma può rappresentare il tempo di ciascuno di noi, indipendentemente dall’età. È quel tempo che siamo riluttanti a stimare: il delta t che inesorabilmente dovrà tendere a zero, ma che, per un baco benevolo nel codice con cui è stata programmata la nostra specie, ci sembrerà sempre abbastanza grande da contenere una nuova alba. Non abbastanza piccolo, però, da escludere i rimpianti. Il libro dovrebbe diventare obbligatorio per i giovani, sebbene, per certi versi, sarebbe anche “eversivo”, poiché invita a riconoscere in tempo i propri bisogni emotivi per non essere assaliti dai rimpianti nel “resto del giorno”. Sarebbe come un’apologia dell’ammutinamento (concetto astratto che non voglio sviluppare meglio perché deve risultare completamente oscuro al lettore). Qualcosa però si evince dalla sinossi che segue. Stevens è un maggiordomo impeccabile che ha speso quasi tutta la sua vita alle dipendenze di Lord Darlington, un aristocratico inglese. È talmente preso dal senso del dovere e così devoto al suo padrone da rinunciare a una storia sentimentale con la governante Miss Kenton. Il suo eccessivo attaccamento al ruolo sociale gli impedisce di vivere pienamente e il viaggio che intraprenderà in età avanzata per riconciliarsi con Miss Kenton si concluderà con un nulla di fatto, lasciandolo a fare i conti con ciò che ha perso irrimediabilmente. (23/09/2024)
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La mia cassetta di legno nel più grande dei parchi che è Internet