Premetto che la mia riflessione numero 4, “Equivoci contemporanei”, non intende rivelare “un certo mio snobismo” nei confronti del mondo dell'arte contemporanea, né vuole essere una parodia del “ready-made accidentale” che si richiama all'idea di Duchamp sulla scelta e sul contesto enfatizzati rispetto alla creazione materiale dell'opera.
Semplicemente, vuole porre l'accento sul relativismo dei nostri giudizi.
Il “cameo” nel museo Guggenheim conferma l'influenza del contesto culturale e dell'ambientazione sulla nostra percezione del valore delle cose, ma forse anche delle persone, che talvolta ci appaiono eccezionali solo grazie alla loro collocazione.
Sia la scena del film con Sordi, in cui Augusta diventa un'opera d'arte vivente semplicemente sedendosi all'ombra di una palma, sia una scarpa da ginnastica dimenticata nel famoso museo di New York, evidenziano la relatività del giudizio artistico e la nostra tendenza a cercare significati nascosti anche laddove non esistono.
Il breve testo che segue è un invito a riflettere su quanto a volte la cornice sia più potente della tela, la forma più del contenuto, e quanto il nostro giudizio, non solo estetico, possa venir facilmente manipolato.
Equivoci contemporanei
Nel terzo episodio “Vacanze intelligenti” del trittico “Dove vai in vacanza?” del 1978 con Alberto Sordi (Remo), Augusta (Anna Longhi), sua corpulenta moglie nella finzione cinematografica, si spaparazza su una sedia all’ombra di una palma e subito diventa l’opera d’arte della Biennale più ammirata per il suo realismo. Vi riporto un fatterello, di questi giorni, ad hoc per chi dovesse ancora nutrire dubbi sulla verosimiglianza dell’esilarante scena che vede protagonista la simpatica coppia di fruttaroli romani. Museo Guggenheim di New York, una scarpa Converse viene lasciata accidentalmente in un'area espositiva e un nutrito gruppo di visitatori la scambia per un'opera d'arte contemporanea. La osserva con attenzione, scattando foto e analizzandola come se fosse il pezzo forte della mostra. Questa la diretta, scarnificata, dell’imprevisto cameo che si è concluso con la pronta rimozione, da parte del personale della mostra, dell’oggetto alieno. Così, gaffe rimediata? Si fa per dire! A volte il contesto può influenzare la percezione, non solo artistica.