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Il mattone


La mia riflessione n. 54, “Il peso del mattone”, è un esempio, seppur modesto, di quanto sia cruciale una corretta interpretazione del testo. L'episodio banale di un libro di ben 1.200 pagine (tante bastano a giustificare la metafora del “mattone”), che cade sul mio piede funge da catalizzatore per una breve analisi semiotica del titolo del romanzo “IT” di Stephen King. Il monosillabo inglese it viene subito individuato dalla mia fantasia, nonostante il dolore all’alluce, come elemento polisemico e quindi suscettibile di molteplici significati. 
Per coloro che possiedono una discreta conoscenza dell'opera di King, IT evoca immediatamente il volto terrificante del pagliaccio Pennywise, incarnazione del male e dei nostri più profondi timori. Nella quarta di copertina del libro è riportata la frase “It è il male su misura per ciascuno, è esattamente ciò di cui tu hai paura.” e qualche potenziale acquirente nel leggerla potrebbe pensare “è anche ciò di cui ho meno bisogno ora”.
Tuttavia, per un lettore “non informato sui fatti”, il termine potrebbe riferirsi semplicemente a un oggetto indeterminato. Il pronome personale al posto del titolo completo costringe il lettore a compiere un'operazione di disambiguazione. 
Ideale, quindi, per dimostrare che la lettura non è un processo passivo e che il livello di istruzione può agire da filtro interpretativo: chi si è costruito un ampio bagaglio culturale può cogliere le sfumature di significato più sottili, chi invece non si ferma poco più in là del senso letterale. 
Tra il serio e il faceto, la mia riflessione solleva un'interessante questione epistemologica nella sua accezione più ampia, in cui la cultura si configura come strumento di emancipazione intellettuale che ci libera dalle catene dell'ignoranza.

Il peso del mattone
Oggi mi è caduto IT sul piede. Mi massaggiavo l'alluce dolorante e riflettevo su quante lettere si risparmiano con la metonimia. Se chiudessi qui la partita, molti penserebbero “sta fuori”, solo però quelli moderatamente istruiti per associare il pronome personale a Pennywise. Ho detto “moderatamente” perché capirebbero che il pagliaccio malefico è svenuto al mio cospetto, con me membro del Club dei Perdenti mai menzionato da King. I poco istruiti, senza offesa, non capirebbero proprio e io non sarei mai uscito da casa. IT, potrebbero pensare, è un elemento d’arredo o un errore di digitazione o del completamento automatico. Gli istruiti e basta rifletterebbero sul peso della cultura, che da figurato è improvvisamente diventato la risultante della forza gravitazionale. Per la cronaca, il libro si è aperto sulle pagine in cui IT scoppia in una fragorosa risata, proprio quando mi è sembrato di avvertire il mormorio del vento tra i tombini e un pungente odore di fogna. Con il libero arbitrio possiamo decidere a quale categoria di lettori appartenere: eviterei quella abituata a vedere le persone sempre all’aperto.

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