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Gobba o no gobba


Nella mia riflessione n. 52, “La gobba eterna”, un difetto fisico diventa metafora di quella pesantezza culturale che alcuni critici ostentano come un trofeo di caccia. 

Sono coloro che si vantano di aver compreso la quintessenza del pessimismo cosmico, ma poi travisano la tragicità e la profondità di Leopardi, così da relegare il suo personaggio creato da Sergio Rubini al mero ruolo di influencer romantico.
Ai miei occhi, pur non infallibili, questa posizione è frutto di una visione museale della letteratura. 
La famosa gobba, ormai quasi santificata, non si deve toccare poiché considerata prova irripetibile a sostegno di una sorta di condanna. 
Mi chiedo dove sia finita la capacità ideativa di certa critica letteraria che, tra i suoi compiti, dovrebbe avere quello di scardinare i cliché.
 
Nel finale, come spesso accade, arriva la stoccata: chi ostenta la propria erudizione come un distintivo è destinato a fare una pessima figura. 

Dopo tutte le polemiche, ciò che apparirà più evidente non sarà l'assenza della gobba nel Leopardi cinematografico, ma la persistenza delle posizioni retrograde di chi continua a criticare senza voler comprendere.

La gobba eterna
Nella finzione scenica Leopardi perde la gobba e subito sul web affiorano le prime critiche che sanno di pedanteria. La cifosi non si deve correggere nemmeno nei defunti da quasi due secoli perché faceva parte della loro visione del mondo; visione che il poeta rifletteva così meravigliosamente nei suoi scritti. Niente da fare: da una parte ci sono gli insegnanti e dall’altra quelli che danno lezioni. Forse qualcuno ci tiene a far sapere che c’era quel giorno in cui in una quarta liceo si parlava del pessimismo cosmico e che lo ha pure capito. Dubito che Sergio Rubini non conoscesse la risposta su Leopardi più in voga alle interrogazioni e agli esami e ora diventata patrimonio dell’umanità. Quindi deve esserci dell’altro, che io non conosco ma che rispetto. Ripeto qui una delle tante definizioni di “finzione scenica” alla portata di tutti: rappresentazione di una realtà immaginaria o fittizia all’interno di una scena o di un’opera, in cui gli attori, attraverso l’interpretazione, creano un mondo alternativo che il pubblico accetta come vero per la durata della performance. Evidentemente è difficile accettare le regole del gioco e farsi coinvolgere emotivamente dalla narrazione. Nonostante ciò, voglio aiutare comunque i 10 in Italiano suggerendo le seguenti riflessioni. Ah, se solo avessimo potuto togliere la gobba a Leopardi! Chissà, magari sarebbe diventato il primo influencer romantico con post motivazionali del tipo “Oggi è una giornata meravigliosa per esistere... più o meno”. Il Passero solitario sarebbe stato un animatore turistico che strimpella con la chitarra intonando la frase “O sole mio, ma quanto sei bello!” e che termina in una poesia, a tutti sconosciuta, con un “Grato alla vita”. Povero Leopardi: era talmente sfortunato che non può essere felice nemmeno da morto! Attenzione quindi ad esibire tout court le proprie conquiste libresche perché si potrebbe fare brutta figura.


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