I wormhole della scrittura
Ci sono frasi che spingono irresistibilmente il nostro dito indice, o la punta dell'evidenziatore per i devoti del culto cartaceo, a sottolinearle. Frasi che avremmo voluto leggere prima o pensare e scrivere noi per primi. Sono rotonde di suono, con tutti i sostantivi significanti, con gli aggettivi qualificanti e non stucchevoli, con gli avverbi esplicativi e non fuorvianti, con i tempi verbali che accordano perfettamente lo strumento della narrazione.
Hanno la capacità di far risuonare, come in una cassa armonica, le parole, che cosi si fissano indelebilmente nella nostra memoria per poi diventare foriere di nuovi forbiti dialoghi. Frasi che ci fanno sentire invariabilmente secondi arrivati o fortunati archeologi che scavano all'interno dei testi. Nel mondo digitale, la sottolineatura da gesto furtivo, a volte inconfessabile, può trasformarsi, con la condivisione, in pura complicità, può diventare un segnale trasmesso agli altri lettori attraverso un cunicolo spazio-temporale praticato nella ragnatela che avvolge il mondo.
Il dito scivolando dolcemente sullo schermo touch lascia un segno colorato nel nostro ebook che può diventare la linea di partenza di un viaggio verso nuovi orizzonti creativi o verso la consapevolezza e il risveglio interiore.
Eccone un esempio: "La sua personale opinione, che si guarda dall'esprimere, è che I'origine del linguaggio vada cercata nel canto, e l'origine del canto nel bisogno di riempire con un suono un'anima umana sovradimensionata e alquanto vuota". Che ne dite? La saetta è stata scagliata da Coetzee in VERGOGNA. Gran parte dei nostri problemi forse nascono proprio da questa nostra anima sovradimensionata. Ora ci penserete sopra anche voi.